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Tollerare l’incerto

“Ciò che gli uomini vogliono non è la conoscenza, ma la certezza”, diceva Bertrand Russel.
So..stare nell’incertezza è difficilissimo, fa confrontare con emozioni altrettanto difficili, l’impotenza, la confusione, il disorientamento… E’ uno dei tanti terreni della crisi, dei momenti, cioè, in cui si interrompe la continuità mentale che ci accompagnava, che ci serve per stare tranquilli. E ci troviamo davanti una cosa nuova, destabilizzante, un cambiamento che comporta disorientamento e destabilizzazione.

La vita è piena di questi momenti, di maggiore o minore intensità… Sono proprio i momenti della crisi, quelli da cui tutti vorremmo scappare o che vorremmo, magicamente risolvere con una soluzione/bacchetta magica o con le razionalizzazioni. Eppure la crisi è fondamentale per il cambiamento, per permettere la vita stessa che è fatta di continui passaggi e di evoluzioni.

Cosa può aiutarci nelle tante crisi della vita?..nelle crisi di passaggio necessarie ad evolverci e a crescere? La ‘capacità negativa’… ossia il riuscire ad attraversare questi momenti ‘entrandoci’..standoci dentro con tutte le emozioni faticose annesse…senza aggredire se stessi e gli altri, è forse uno dei doni pi preziosi che possiamo ricevere (A.Marcoli).

In questo difficile periodo storico, dove la costrizione a restare a casa ha fatto vacillare abitudini, piccole grandi certezze, la sicurezza economica e, in certi casi anche il lavoro…non possiamo far altro che ricercare dentro di noi la risorsa presente, talvolta sopìta, della capacità di accogliere e sostare nell’inceretezza. Lo dobbiamo a noi..e ai nostri figli..che respirano un’atmosfera intrisa di un turbinìo continuo di emozioni e incertezze.

Cari genitori..
Scomodando Kant, vorrei rammentare l’esempio da lui utilizzato, nella sua Critica della ragion pura, parlando del tema della ragione umana che si spinge nella conoscenza a priori senza fondarsi sull’esperienza: una colomba che volesse immaginare di preferir volare nel vuoto per evitare la resistenza opposta dell’aria non si renderebbe conto però che è proprio quest’ultima a consentirle di volare! L’esempio si è prestato a tantissime riflessioni, dalla libertà, alla conoscenza, fino ad arrivare alla psicoanalisi. Sforzandoci di fare l’analogia con il momento attuale potremmo ragionare come se la resistenza all’aria sia la capacità di “fare resistenza” a quegli eventi stressanti e dolorosi che, quindi rendono possibile, e non impossibile il ‘volo’ del nostro essere autentici; questa è la resilienza. La
capacità di ‘sfruttare’ le difficoltà per trasformare la caduta in volo.

Pensandola in quest’ottica, potremmo utilizzare questa difficoltà dettata dall’arresto forzato e dall’impossibilità di essere liberi nei movimenti, come un’opportunità per alimentare il nostro dialogo interno e per stimolare l’accesso alla fantasia e alla creatività dei nostri bambini. Alimentare i momenti
di condivisione delle emozioni, dei pensieri più intimi, della progettualità…E..nella pratica dunque..trasformare la naturale (e legittima) tendenza all’abbattimento e alla demoralizzazione con attività e pensieri positivi e propositivi. Un suggerimento ‘pratico’ potrebbe essere quello della realizzazione del BARATTOLO DELLA FELICITÀ, già idea montessoriana, che consenta di soffermare l’attenzione di ogni membro della famiglia su un pensiero felice rispetto alla giornata passata; ciò favorirebbe vicinanza emotiva, condivisione, confronto e, soprattutto, quella capacità di resilienza (la ‘capacità negativa’) per entrare dentro le nostre emozioni, anche quelle più faticose, sapendo di poterle affrontare e superare..INSIEME!

Ce lo dobbiamo, cari genitori, lo dobbiamo al nostro bimbo interiore e lo dobbiamo ai nostri bambini che su di noi contano e contano davvero!

Stefania

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